La stravagante e bellissima storia delle uova Fabergé

Gioielli imperiali, tesoro mondiale, così è nato il mito di questi accessori incredibili.

Tutto iniziò da un’idea dello zar Alessandro III, il quale volle fare all’amata moglie in occasione dell’anniversario dei loro vent’anni di fidanzamento un regalo molto speciale. Si dà il caso che tale ricorrenza cadesse proprio nella Pasqua del 1885 e così il monarca russo decise di omaggiare la consorte e imperatrice Maria Dagmar di Danimarca con un uovo pasquale straordinariamente prezioso. Per realizzare tale oggetto, Alessandro III si rivolse al gioielliere Peter Carl Fabergé, che era divenuto quello stesso anno orafo ufficiale della Corona Imperiale. Fu così che Fabergé realizzò il primo, mitico uovo.

Era bianco con smalto opaco e, come sarebbe poi divenuta tradizione, costruito secondo un meccanismo a matrioska: all’interno di esso si trovava un tuorlo d’oro, contenente a sua volta una gallina d’oro, che a sua volta racchiudeva una copia in miniatura della corona imperiale con un rubino a forma d’uovo. E anche se a oggi la piccola coroncina e la pietra cremisi sono andate perdute, ciò che certamente è rimasto è la popolarità delle uova gioiello e del loro creatore.

La storia di Peter Carl comincia circa quarant’anni prima la realizzazione del meraviglioso uovo dorato. Egli nacque nel 1846 a San Pietroburgo, figlio d’arte, poiché il padre Gustav era anch’egli gioielliere. Gli antenati della sua famiglia arrivavano dalla regione della Piccardia, nella Francia settentrionale - il che spiega il cognome non russo - ed erano ugonotti, in un paese prevalentemente francese. Infatti, quando Luigi XIV revocò l’editto di Nantes che garantiva la protezione ai protestanti, i Fabergé (allora Favri) dovettero scappare verso Nord-Est. Nel 1800 un artigiano chiamato Pierre Favri, si stabilì a Pärnu, nella provincia baltica di Livonia - oggi Estonia.

In gioventù Peter Carl viaggiò per l’Europa in compagnia del padre, apprendendo gli insegnamenti dei migliori gioiellieri del continente, fino a quando, nel 1872 non si stabilì definitivamente nella boutique di famiglia, situata nella sua città natale. Nel 1882 morì Gustav e Peter Carl Fabergé rilevò l'attività del padre, rapidamente trasformandola insieme al fratello Agathon da realtà ordinaria e locale, in un fenomeno internazionale. Quello stesso anno i lavori di Fabergé furono esibiti a una mostra “Pan-russa” e attirarono l’attenzione stupita dello zar, il quale decise che i suoi gioielli dovessero essere riconosciuti come esempio di eccellenza nell’arte e, qualche anno più tardi, lo proclamò orafo ufficiale dell’Impero.

A partire dal primo uovo gioiello per l’Imperatrice del 1885, in occasione della Pasqua di ogni anno fino al 1917 (a sola esclusione del 1904 e del 1905, anni della guerra tra Russia e Giappone), l’abile orafo realizzò cinquantasette uova di Pasqua in oro, gemme e metalli preziosi, sempre costruite secondo il meccanismo a scatola cinese, e dunque custodi di sorprese legate alla simbologia imperiale.

Questa tradizione continuò fino alla Rivoluzione d’Ottobre, quando le Uova di Fabergé avevano ormai conquistato popolarità in molte parti d’Europa. Un anno prima, nel 1916, Fabergé rese la sua gioielleria una società per azioni, ma con la vittoria dei bolscevichi essa venne nazionalizzata, e così il gioiellerie fu costretto a scappare prima in Germania e poi in Svizzera. Fabergé rimase profondamente colpito dalla rivoluzione russa, alla quale si oppose strenuamente, e morì pochi anni dopo, nel 1920.

La fama e la bellezza delle sue uova rimane però intatta negli anni: basti pensare che un piccolo ovetto Fabergé fu scelto dalla diva Liz Taylor come ciondolo prediletto per una sua collana, che oggi nelle migliori case d'aste ne vengano battuti rari esemplari a prezzi grandiosi, o che una delle creazioni dell’orafo dell’imperatore è stata protagonista del tredicesimo episodio della saga Agente 007, e del film campione d'incassi Ocean’s Twelve.

Ref.: harpersbazaar.com/it

 

Dejar un comentario

Por favor tenga en cuenta que los comentarios deben ser aprobados antes de ser publicados