Metallo Argento: Curiosità e cenni storici

L’argento nativo si trova in natura allo stato libero, sotto forma di metallo, è conosciuto sin dall’antichità, al punto che, i gioielli più antichi ritrovati, risalgono al quarto millennio a.C. Conosciuto dall’uomo da millenni, il suo utilizzo è  antichissimo.

Nella Genesi, si legge infatti che Abramo spese 400 pezzi di argento per acquistare a Ebrom, il terreno, per dare sepoltura alla moglie Sara.

Il  colore è bianco argenteo. Esposto all’aria si annerisce facilmente. In genere, si presenta in forme arborescenti, raramente in cristalli. Tenero, duttile, malleabile, conduce molto bene il calore e l’elettricità. Ha un alto potere riflettente, caratteristica per la quale in antichità le lastre di argento erano usate come specchi.

L’Argento è detto il “metallo dai mille utilizzi”, poichè da sempre è usato per la saldatura delle leghe, per le batterie, in odontoiatria, per la produzione chip, in medicina, nella fabbricazione di reattori nucleari, nella fotografia, nel campo dell’energia solare e fotovoltaica, per produrre semiconduttori, touch screen. Usato anche per la purificazione delle acque, per disinfettare i cibi, quali frutta e verdura, per la coniazione delle monete, medaglie e coppe, insomma davvero molti utilizzi.

Il Silver Institute di Washington ha definito l’argento il “metallo indispensabile”. Il suo nome ha diverse derivazioni: in latino era argentum, termine derivato a sua volta dal greco àrghyros che vuol dire lucente, chiaro, brillante.

L’argento nativo si trova, in piccole quantità, in giacimenti di solfuri da dove deriva mediante processi di riduzione. Spesso è unito a oro e rame nativi. Si abbina bene con quarzo, ametista, pietra di luna e altre pietre che hanno potere disintossicante.

Le più note miniere si trovano negli Stati Uniti, Canada, Australia, Perù, Cina e in Messico dove la più importante è  quella Guanajuato. In Italia l’argento è stato estratto in Calabria nel comune Longobucco dove la galena argentifera veniva estratta dai Sibariti, Crotoniani e Romani per produrre monete di argento. Miniera che fu dismessa dopo il forte terremoto del 1793. Note anche le miniere Sardegna nei giacimenti di Sarrabus dove agli inizi del Novecento lavoravano circa 1500 minatori.

Verso la fine del 1800 iniziò il declino anche di queste miniere, provocato, anche in questo caso, da un terremoto e dalla nascita di nuove miniere nelle Americhe latine ed al generale abbassamento del valore di mercato sulla scena mondiale.

Celebre è il giacimento di Kongsberg in Norvegia, miniera dismessa nel 1957. Questa località mineraria, posta a ottanta chilometri da Oslo, è stata per secoli sinonimo di “argento” per i favolosi campioni di metallo nativo ritenuti i migliori al mondo e conservati in tutti i più importanti musei e collezioni private.

La scoperta di questo giacimento, risale al 1623, quando, due bambini trovarono uno strano frammento di roccia, che entusiasti portarono ai genitori, i quali, notarono subito la presenza di argento. Cominciarono così gli scavi delle miniere e furono costruiti alloggi per i minatori. Nacque così il paese di Kongsberg.

Attualmente, i giacimenti più ricchi si trovano in Messico. Questi giacimenti, sebbene sfruttati dagli Aztechi e poi dagli Spagnoli, forniscono ancora oggi cristalli di tre centimetri, riccioli o aggregati dendritici anche di alcuni decimetri.

Oggi solo il 15-25% dell’argento prodotto a livello mondiale proviene da giacimenti sfruttati principalmente per l’argento. La maggior parte è un sottoprodotto dell’estrazione dell’oro, del rame, del piombo e dello zinco. Una fonte importante è rappresentata dai fanghi anodici provenienti dalla raffinazione elettrolitica del rame (processo Walker) che contengono l’1-1,5 % di oro, il 15-20% di argento, oltre ad altri elementi rari come il selenio ed i metalli del gruppo del platino (platino, palladio, iridio, rodio, rutenio e osmio).

Una rara lega naturale è composta da argento e da antimonio ed è detta “argento antimoniale”, di colore argenteo, che si trova in forma massiccia o granulare, usata tra l’800 e gli inizi del 900 per l’arredamento, lampadari, oggetti, utensili.

Altre leghe si hanno dall’incontro dell’argento con l’oro, il rame, lo zinco, stagno, ferro, platino.

L’argento nativo è raro, si rinviene in piccole quantità (laminette o filamenti) in giacimenti argentiferi nelle zone di cementazione immediatamente al di sotto del cappellaccio di ossidazione.

In questa zona si depositano le soluzioni delle zone soprastanti. Proprio per la tipologia di localizzazione del minerale nativo era difficile estrarlo con le metodologie primitive.

 l’argento è conosciuto sin dall’antichità da 5 mila anni, ma furono i Sumeri 3 mila anni prima di Cristo ad adottarlo per primi come bene di uso sociale.

Nel 270 a.C. la grande Roma portò questo metallo a grandi onori e ruoli importantissimi con l’adozione dell’argento come moneta utilizzando immense quantità di argento nelle miniere di Sardegna e di Spagna conquistate nei secoli precedenti. L’Argento divenne così la moneta del grande impero romano.

I gioielli più antichi ritrovati, risalgono al quarto millennio a.C. In passato ebbero particolare importanza le miniere spagnole, sfruttate dai Fenici, dai Cartaginesi e dagli Arabi; in età medievale, l’attenzione si spostò nei giacimenti dell’Europa centrale.

A quei tempi l’argento aveva lo stesso valore dell’oro.

Il crollo del prezzo avvenne con la scoperta delle Americhe e la successiva massiccia importazione dal Messico e dal Perù.

I primi utilizzi dell’argento nell’antichità

Vicino Oriente: Mesopotamia (Uruk-Warka); Anatolia (Beycesultan, Alishar Hüyük, Korucutepe, Arslantepe) tardo IV mill. a.C.; Ur III mill. I metà; siti di Tirat Zvi e Tell Farah III mill. I metà; Biblos 3.500 a.C. (sepolcreto eneolitico); Egitto predinastico (3.600 a.C.) Naqada.

Si rileva che nel Vicino Oriente intorno alla II metà del IV millennio vi è la concomitante diffusione dell’argento e del piombo, rapportabile ai processi di coppellazione. A ciò si affianca anche un aumento della complessità della lavorazione del rame.

Europa: Moravia (Katouc presso Štramberk) placchetta databile alla prima metà del IV millennio; aree attorno al Mar Nero (Georgia, Caucaso, Ucraina, Romania, Bulgaria) reperti datati alla I metà del III millennio; Spagna fine III mill.: provincia Cuenca de Vera, siti di El Argar, El Oficio e Herrerias.

 Grecia: Creta, Cicladi manufatti datati alla seconda metà del III millennio Alla stessa datazione si hanno manufatti da Leucade.

 Montenegro: Mala Gruda (presso Kotor) II metà del III millennio

 Italia: Villafranca Veronese, Remedello, reperti datati all’Eneolitico. Gaudo (necropoli) leggermente più tarda; Sardegna, ricca di giacimenti piombiferi ad alto tenore di argento: Cagliari (Su Caddu presso Selargius); tomba B “Su Nuraxeddu” di Pranu Mutteddu (Goni, Cagliari); eneolitico sardo: Serra Cannigas (Villagreca, Cagliari); Sa Corte Noa (Laconi, Nuoro); Filigosa (Macomer, Nuoro). I romani importano argento dall’Iberia, utilizzato nella loro monetazione con il rame: nella I metà del II a.C. il rapporto argento rame era di 12-1, successivamente divenne 12-15, dal III d.C. si sostituì con rame argentato.

Un Metallo Nobile

argento

Alcuni metalli in chimica sono detti “nobili” per la loro resistenza alla ossidazione e alla corrosione. Secondi la tesi più accreditata rientrano in questa classificazione argento, oro, platino, rutenio, rodio, palladio, osmio e iridio. Sono considerati metalli preziosi, per le loro proprietà meccaniche, tecnologiche e fisiche ed anche perché non sono abbondanti in natura.

Sono così detti anche per queste caratteristiche: sono inalterabili nel tempo, sono inerti, cioè non legano facilmente in un processo chimico, hanno una alta resistenza agli acidi.

La patina nera sugli oggetti di argento

Osservando oggetti di argento ti sarà capitato di notare che, con il tempo, tendono a ricoprirsi di una patina nera che fa perdere al metallo la naturale lucentezza rendendoli più scuri ed esaltando, però, quel fascino di “antichità”.

Questa patina è un fenomeno naturale poiché, l’argento metallico reagisce con i composti solforati presenti nell’aria, formando una sottile patina nera di solfuro di argento.

Ottenimento dell’argento

In passato la principale fonte di argento era costituita dalle galene argentifere (PbS) e l’estrazione avveniva in due stadi: il primo consisteva in frantumazione e fusione del minerale, (950-1200°C), a cui seguiva la coppellazione ovvero una nuova fusione (circa 1000°C) in presenza di aria ossidante. L’ossidazione produceva monossido di piombo (litargirio) in grado di unirsi con tutti gli altri metalli presenti sotto forma di ossidi tranne che con l’argento che galleggiava sul litargirio liquido.

L’argento che si otteneva per coppellazione aveva una percentuale in piombo compresa tra lo 0,05% e il 2,5%. Oltre che dalle galene l’argento si può estrarre da minerali di altri metalli quali nichel, rame e cobalto ma lo si trova anche in minerali come argentite (Ag2S), pirargirite (Ag3SbS3) e proustite (Ag3AsS3), dai quali si può estrarre senza ricorrere alla coppellazione. Oggi esistono anche altri metodi di estrazione e le principali miniere di argento attualmente si trovano in Messico.

L’argento appartiene alla famiglia del quinto periodo della tavola periodica e alla categoria dei metalli di transizione, ha numero atomico 47 e massa atomica relativa di 107,8683.

La sua configurazione elettronica è [Kr] 4d10 5s1, in cui l’ultimo elettrone è responsabile dello stato di ossidazione principale dell’argento (+1); il guscio 4d può fornire elettroni per raggiungere stati di ossidazione 2 e 3 e quindi determinare il suo comportamento come metallo di transizione.

L’argento è stabile quando si trova nell’aria pura e nell’acqua ma quando viene a contatto con l’acido solfidrico oppure con l’ozono presente nell’aria si ossida.

In zone con atmosfera inquinata o salmastra, tende ad assumere riflessi gialli, bluastri e infine neri, facilmente eliminabili. L’argento che si trova in natura si compone di due isotopi stabili, 107Ag e 109Ag, di cui il primo è il più abbondante (51,839 %) e di 28 isotopi radioattivi. È il migliore conduttore di calore ed elettricità fra tutti i metalli, anche del rame, che però è più utilizzato a causa del minor costo.

Curiosità sulla misura delle particelle di argento

La particella di un colloide di vero argento è piccolissima, pensate …

 

Ref. www.argentocolloidale.com

  • Un globulo rosso umano misura circa 7 µm cioè 7000 NM.
  • Un capello umano misura circa 80 µm cioè 80.000 NM.
  • L’acaro della polvere misura mediamente 125 µm cioè 125.000 NM.
  • Un batterio misura da 1 a 10 µm cioè da 1000 a 10.000 NM.
  • Lo spessore di una fila di una ragnatela misura 7 µm cioè 7.000 NM.

 

La particella più piccola,  prodotta al mondo, dell’argento colloidale ha riportato una misurazione pari a 0,6213 NM, confermato da relative analisi. Queste dimensioni così ridotte garantiscono il massimo dell’efficacia antibatterica.

Leave a comment

Please note, comments must be approved before they are published